Immaginazione Razionale Emotiva
In caso di ricaduta (nei problemi che erano già stati risolti) Ellis consiglia di ricorrere alla REI, immaginazione razionale emotiva, dall’inglese Rational Emotive Imagery.
Facciamo l’esempio di ricadere nel terrore di parlare in pubblico, dopo un periodo in cui tale timore sembrava scomparso. Bisogna porsi in una situazione di rilassamento e a quel punto immaginare vividamente la situazione temuta: la gente è lì, tutti ci guardano e non riusciamo a parlare, anni di terapia buttati al secchio! Poi ci si cala pienamente nei sentimenti disturbanti di ansia, depressione o odio verso se stessi, senza fare nulla per attenuarli: è necessario accoglierli e sentirli pienamente, con ogni fibra (come dice Ellis). Dopo avere vissuto intensamente le emozioni nocive, per un breve periodo di tempo, bisogna darsi una spinta interiore, viscerale, forte, per cambiare questi sentimenti in modo appropriato: sentiamoci pure delusi, tristi o pieni di rimpianto a causa del nostro comportamento ma non più depressi, colmi di vergogna o di senso di colpa.
Tramite la REI insomma, trasformiamo le convinzioni irrazionali B modificando le conseguenze emotive C da esse generate, un processo inverso a quello della disputa, ma che sfrutta sempre la stretta correlazione fra eventi A, pensieri B ed emozioni C.
La pratica della REI deve essere costante, immaginandosi nelle situazioni più sventurate possibile così che quando ci si trova realmente nelle situazioni temute sarà facile sentirsi automaticamente tristi e delusi invece che depressi e distrutti.
A cura del Dott. Aldo Gabardo