La storia del calcio
Il calcio è uno sport di squadra che trova avversarie due squadre composte ciascuna da undici giocatori che usano un pallone sferico all’interno di un campo rettangolare (che deve essere tra i 100 e i 110 metri, e la larghezza tra i 64 e i 75 metri) con due porte. Il gioco è regolamentato da una serie di norme codificate e il suo obiettivo è quello di segnare più punti (detti gol) dell’avversario, facendo passare il pallone fra i pali della porta avversaria.
Fa parte dei giochi olimpici dalla II Olimpiade moderna e la semplicità delle sue regole, il fatto che non richieda attrezzature speciali e l’estrema adattabilità a ogni situazione lo hanno reso lo sport più popolare al mondo in termini di praticanti e spettatori.
Di origine arcaica, la sua affermazione moderna e codificata avviene in Inghilterra, nella seconda metà del XIX secolo e da allora si diffuse inizialmente nel resto d’Europa e in Sud America e poi in tutto il mondo.
Lo sport più simile al calcio attuale, di cui si hanno tracce fin dal II secolo, fu il cinese tsu’ chu o cuju (che significa letteralmente “palla spinta con il piede”), nel quale si doveva calciare una palla, riempita con piume e capelli, tra due canne di bambù: la porta non superava i 30–40 cm di larghezza. Circa 500 o 600 anni dopo, in Giappone si giocava il kemari (tuttora praticato), nel quale l’obiettivo dei giocatori, disposti in cerchio, era evitare che la palla toccasse terra.
Nella Grecia del IV secolo a.C. si giocava l’episciro (dal Greco episkyros); nella successiva epoca Romana prese il nome di harpastum, nel quale due fazioni dovevano portare una palla oltre la linea di fondo avversaria e nel quale prevaleva l’aspetto antagonistico e fisico rispetto a quello puramente agonistico. I riferimenti successivi si trovano 700 anni dopo nel Medioevo, in Italia, dove viene probabilmente abbozzato il gioco del calcio attuale (anche se con caratteristiche più simili al rugby) e chiamato Calcio in costume o fiorentino.
La patria del calcio moderno fu l’Inghilterra e in particolare, i college britannici. Il calcio nacque infatti come sport d’élite: il football fu inizialmente praticato dai giovani delle scuole più ricche e delle università. Le classi erano sempre composte da dieci alunni, e a questi si aggiungeva il maestro che giocava sempre insieme a loro: nacque così la consuetudine di giocare in undici. Il “capitano” di una squadra di calcio è quindi una sorta di discendente del maestro che, in quanto tale, dirigeva la sua classe di alunni. Le diverse scuole britanniche giocavano ognuna secondo le loro regole, spesso basilarmente diverse. Nel 1848, all’Università di Cambridge, H. de Winton e J.C. Thring, propongono e ottengono di fare una riunione con altri undici rappresentanti delle varie scuole e club inglesi per trovare un punto d’incontro. La riunione durò otto ore e produsse un importante risultato: furono infatti stilate le prime regole basilari del calcio, dette anche Regole di Cambridge.